Stabilimento Amazon (Depositphotos foto) - www.managementcue.it
Amazon prepara il futuro con l’IA: meno persone, più automazione nei prossimi anni; il CEO avvisa i dipendenti.
Per anni ci siamo raccontati che l’intelligenza artificiale ci avrebbe semplificato la vita, che avrebbe tolto di mezzo le noie quotidiane lasciandoci solo il bello del lavoro. Una specie di assistente invisibile e instancabile. Ma ora il discorso sta cambiando — e parecchio. Chi sta ai vertici delle grandi aziende inizia a usare un tono più diretto. Più crudo.
Tra le righe, o anche fuori dalle righe, si legge sempre più spesso una verità che in molti temevano ma pochi avevano il coraggio di dire ad alta voce: l’IA non è solo un supporto. È un’alternativa. E pure piuttosto conveniente. Economica, veloce, senza sindacati. Ecco, sì — non dorme, non sciopera e soprattutto non chiede aumenti.
In pratica, se oggi fai un lavoro d’ufficio, ti occupi di analisi, scrivi email o gestisci clienti, è il momento giusto per chiederti: il mio lavoro lo può fare un algoritmo? Perché se la risposta è anche solo un “forse”, c’è una buona probabilità che qualcosa stia già cambiando, magari senza che te ne sia accorto.
C’è una tensione sottile nelle grandi aziende, una specie di fruscio. I lavoratori più svegli lo avvertono da mesi. Nessuno dice chiaramente “stai per perdere il posto”, però ogni riunione sull’ottimizzazione, ogni strumento “intelligente” introdotto in azienda, è un indizio. E ora gli indizi sono diventati una dichiarazione.
Come riporta Il Sole 24 Ore, il 17 giugno Andy Jassy, l’amministratore delegato di Amazon, ha inviato una comunicazione interna piuttosto esplicita: nei prossimi anni, ci saranno meno dipendenti corporate grazie a quello che lui chiama “efficienza” legata all’intelligenza artificiale. Che poi, tradotto, vuol dire tagli. Tagli reali, non teorici. E non è un’ipotesi. Amazon ha già ridotto la forza lavoro di oltre 27.000 persone dal 2022, inclusi team che si occupavano di dispositivi, servizi digitali e assistenza clienti.
Solo tra gennaio e maggio 2025, altre 300 posizioni sono sparite. E il messaggio di Jassy sembra voler dire: non è finita qui. Oggi dentro Amazon girano più di mille sistemi di intelligenza artificiale. Alcuni scrivono testi pubblicitari, altri rispondono al cliente, altri ancora fanno analisi e suggeriscono soluzioni. Insomma, c’è una IA praticamente per ogni funzione. E il CEO lo dice chiaramente: questi strumenti non aiutano l’uomo. Lo sostituiscono.
I primi a sentirsi minacciati sono quelli che fanno lavori davanti a uno schermo. Gli “impiegati digitali”, diciamo così. E in effetti hanno motivo di preoccuparsi. Jassy ha usato parole nette: gli agenti intelligenti faranno ricerche, scriveranno testi, segnaleranno problemi. E non centinaia. Miliardi. In tutte le aziende.
Le reazioni interne non si sono fatte attendere. I canali Slack sono diventati un miscuglio di ansia e ironia amara. C’è chi ha scritto: “Niente come scoprire il martedì mattina che il tuo ruolo lo farà un chatbot”. Alcuni se la prendono col management, che sembra sempre immune ai tagli. Altri si sentono traditi, perché speravano che l’IA servisse a potenziare i team, non a fare pulizia. Ma ormai, il vento è cambiato.