“Nuovo divieto di licenziamento”: dal 1 luglio il datore di lavoro deve tenerti per legge | È ufficiale

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Divieto di licenziamento (Canva foto) - www.managementcue.it

Divieto di licenziamento: quando il datore non può interrompere il contratto, ecco le casistiche e se ci rientri anche tu.

Nel mondo del lavoro, esistono momenti in cui le regole contrattuali non bastano a proteggere chi rischia di perdere l’impiego. La legge interviene allora con strumenti più incisivi, mettendo limiti precisi alla libertà del datore di lavoro. Queste eccezioni non riguardano solo casi di licenziamenti ingiustificati, ma scenari ben delineati in cui il recesso unilaterale è vietato.

Negli ambienti professionali, non tutti i dipendenti sono nella stessa posizione di forza. Alcuni soggetti sono considerati più fragili o esposti, ed è proprio su queste categorie che si concentra una tutela specifica. Non si tratta di un privilegio, ma di un principio di equità che la normativa ha progressivamente codificato per evitare abusi o scorciatoie da parte dei datori.

Un contratto può terminare per varie ragioni, ma non sempre il licenziamento è consentito. Il vincolo fiduciario tra azienda e lavoratore, per quanto essenziale, non può giustificare ogni tipo di interruzione del rapporto. Esistono confini normativi invalicabili che, se ignorati, rendono nullo il provvedimento e aprono la strada a possibili ricorsi giudiziari.

In molte situazioni, infatti, non è solo il contenuto della decisione a contare, ma anche il momento in cui essa viene presa. Eventi personali, condizioni di salute, o ruoli ricoperti all’interno dell’azienda possono rendere il licenziamento illegittimo anche se formalmente motivato. La legge impone al datore di lavoro un livello di attenzione maggiore in casi particolari, trasformando ciò che è una facoltà in un limite.

Le eccezioni che vietano il licenziamento

Come chiarisce Money, i lavoratori assunti a tempo determinato non possono essere licenziati, se non per giusta causa o in presenza di un’impossibilità oggettiva a proseguire la prestazione. Si tratta di una protezione che vincola entrambe le parti fino alla scadenza prevista dal contratto. In assenza di queste condizioni, ogni interruzione anticipata è da considerarsi illegittima.

Un altro vincolo riguarda i lavoratori in malattia o infortunio. Finché non viene superato il periodo massimo di comporto, il datore di lavoro non può procedere con il licenziamento, salvo che vi siano gravi comportamenti imputabili al dipendente o esigenze economiche documentate. Ulteriori tutele si applicano alle categorie protette, come le persone con disabilità, per cui il recesso è ammesso solo in condizioni particolari accertate anche da organi sanitari.

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Cosa prevede la legge in caso di maternità, matrimonio o attività sindacale

Il divieto di licenziamento si estende anche a chi si sposa o diventa genitore. Le lavoratrici non possono essere licenziate dalla pubblicazione delle nozze fino a un anno dopo la nascita del figlio, salvo casi eccezionali. La stessa tutela si applica ai padri che usufruiscono del congedo di paternità. La legge presume in questi casi un intento discriminatorio, rendendo il licenziamento nullo.

Infine, resta fermo il principio che l’attività sindacale e il diritto di sciopero non possono essere puniti. Il datore può licenziare solo se dimostra motivazioni oggettive estranee all’adesione a iniziative sindacali. In alcuni casi, è richiesto perfino il nulla osta dell’organizzazione sindacale per procedere con la risoluzione.