Residenza, scuola e lavoro non bastano per la cittadinanza: tempi di attesa oltre i 45 anni | Devi mettere la tua vita al servizio della patria

Carta d'Identità (Depositphotos foto) - www.managementcue.it
Il dibattito sulla cittadinanza si riaccende tra richieste di inclusione e visioni identitarie: al centro, il pensiero di Vannacci.
Negli ultimi mesi, il tema della cittadinanza è tornato al centro del discorso politico italiano. Il recente referendum abrogativo ha portato in primo piano il confronto tra diverse visioni sul modo in cui debba essere riconosciuto lo status di cittadino, soprattutto per coloro che vivono in Italia da molti anni.
Un confronto acceso, che ha messo in luce non solo divergenze giuridiche, ma anche culturali e valoriali. A sorprendere è stato il forte consenso popolare a favore di una riforma più aperta, almeno secondo quanto emerso dal voto.
Nonostante non si sia raggiunto il quorum, in molte città la partecipazione è stata significativa e i risultati hanno mostrato come una parte consistente degli italiani sia favorevole a riconoscere la cittadinanza anche in un lasso di tempo più breve.
Questa apertura, tuttavia, non ha trovato riscontro nella politica nazionale, dove permangono posizioni più rigide, soprattutto nelle aree di centrodestra. L’idea che diventare italiani implichi più di una semplice permanenza sul territorio è ancora fortemente radicata in alcuni settori della società e delle istituzioni.
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Visioni contrastanti
Il concetto di “merito civico” viene spesso evocato come condizione imprescindibile. A fronte di questo contrasto tra istanze sociali e indirizzi politici, il tema della cittadinanza resta sospeso tra identità culturale e diritti civili. Mentre una parte del paese chiede inclusione, un’altra continua a porre l’accento su appartenenza e fedeltà alla nazione. È proprio in questo solco che si inserisce una vicenda che ha riacceso il dibattito.
A farsi portavoce di una visione più rigida è il generale Roberto Vannacci, che ha dichiarato pubblicamente il proprio dissenso verso la concessione della cittadinanza in base a criteri anagrafici o burocratici. Secondo Vannacci, come riportato in un video pubblicato da onair2025 su Instagram, ciò che definisce un cittadino non è solo il luogo dove nasce o studia, ma il fatto di mettere la propria vita al servizio della patria. Ma in che senso?
Il pensiero di Vannacci
Nel video egli ha portato l’esempio di suo fratello, residente da 45 anni in Francia, che non ha mai ottenuto la cittadinanza francese, nonostante abbia lavorato e vissuto in quel Paese per decenni. Un caso che, secondo Vannacci, dimostra che ciò che conta davvero è la dimostrazione concreta di appartenenza e dedizione.
Per Vannacci, non bastano anni di residenza o partecipazione economica: ciò che conta è l’adesione attiva ai valori della nazione, in una logica che riflette il pensiero della destra più identitaria. Egli sostiene che chi desidera ottenere la cittadinanza dovrebbe essere pronto a servire lo Stato, magari facendo tre anni di servizio militare. Secondo lui, questo rappresenterebbe un segno tangibile di fedeltà e volontà di contribuire alla comunità nazionale.