Nuova tassa sulla spesa al supermercato: prezzo maggiorato sugli scontrini | Aumenti oltre il 20% sul prezzo originario

Un momento delle famiglie (Canva) - managementcue.it
Se questa tassa dovesse esser applicata, i benefici che se ne avranno, saranno immensi. Soprattutto al livello di salute.
Dopo la pandemia da Covid-19, i rincari della spesa hanno colpito duramente le famiglie italiane. Tanto che, fra il 2022 e il 2025, beni fondamentali come pane, pasta e latte, hanno difatti registrato aumenti vertiginosi: fino al +62%, per il pane; +38%, per la pasta; e circa +20%, per il latte. Facendo sì che, tutto questo, rendesse quindi la spesa quotidiana, un peso sempre più gravoso sul bilancio familiare.
Le cause di questo fenomeno, in ogni caso, son molteplici e strettamente collegate alla pandemia: come crisi energetica, aumenti delle materie prime, difficoltà logistiche, e problemi climatico-geopolitici, alla stregua di siccità e conflitti . In particolare, la fragilità delle filiere, e l’aumento dei costi di produzione, hanno avuto un effetto domino su tutta la catena alimentare.
Di fronte a questo scenario, dunque, molti italiani hanno tagliato quantità e qualità degli acquisti: così che, fra il 2022 e il 2023, oltre il 30% delle famiglie riducesse la spesa alimentare, rivolgendo lo sguardo verso i discount. Emergendo, purtroppo, anche la “cheapflation”, secondo cui i prodotti più economici hanno subito rincari maggiori, rispetto ai marchi premium.
Situazione, questa, la quale denuncia un problema socio‑economico profondo: ovvero che le famiglie, soprattutto quelle a basso reddito, devono stringere la cinghia, rinviando spese essenziali, e aumentando il rischio di povertà alimentare. Un contesto in cui diventa cruciale agire con politiche mirate, e strategie di consumo più consapevoli.
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Una nuova tassa all’orizzonte
A partire dal 2026, in Italia entrerà in vigore la cosiddetta “sugar tax”, una tassa destinata a colpire in modo diretto, le bevande zuccherate. In cui obiettivo principale è quello di scoraggiare il consumo eccessivo di zuccheri, promuovendo stili di vita più sani. Sebbene la novità non riguardi, poi, solo le bibite tradizionalmente dolci, ma anche quelle senza zucchero e le bevande vegetali, come il latte d’avena, di riso o di soia.
Eppure, malgrado l’introduzione della tassa, il rincaro previsto in Italia sarà comunque, piuttosto contenuto: andando a subire, i prezzi in questione, un aumento di solo il 5%. Risultando, quest’incremento, poco incisivo sul portafoglio dei consumatori. Se confrontato con quanto già accaduto in altri Paesi, dove l’applicazione della sugar tax ha comportato aumenti anche del 20%.
Un precedente internazionale
In diverse nazioni del mondo, l’imposizione di questa tassa ha avuto effetti tangibili, sia sulle abitudini dei consumatori, che proprio sulle finanze pubbliche. E dove la sugar tax è già attiva, si è registrato infatti un calo del consumo di bevande zuccherate, e allo stesso tempo, un aumento delle entrate statali, reinvestite in programmi sanitari e di prevenzione.
In Italia, la sua introduzione potrebbe generare oltre 400 milioni di euro all’anno, facendo sì che queste risorse potessero esser destinate a progetti di educazione alimentare, e ad altre iniziative legate esattamente alla salute pubblica. Contribuendo, quindi, a migliorare la consapevolezza dei cittadini, sulle proprie scelte alimentari.