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Oltre 2.000 esperti pronti a lasciare la NASA: a rischio i programmi per Luna e Marte

Tantissimi lavoratori della NASA potrebbero non lavorare più, e molti programmi (e non solo!) sono a rischio.

C’è un grande movimento in corso dietro le quinte della NASA. Secondo quanto riportato da Politico e Reuters, più di 2.000 dipendenti di alto livello stanno per lasciare l’agenzia spaziale americana. Si parla esattamente di 2.145 persone, in ruoli classificati GS-13, GS-14 e GS-15, cioè quelli che solitamente richiedono competenze tecniche avanzate o incarichi di gestione. 

Le ragioni dietro a questa ondata di uscite? Semplificando molto: tagli. Il governo sta cercando di ridurre la spesa pubblica e, di conseguenza, anche la struttura di enti come la NASA. Ai dipendenti coinvolti sono state proposte soluzioni come il pensionamento anticipato, incentivi all’uscita volontaria e dimissioni differite. È una manovra che rientra in un piano più ampio dell’amministrazione Trump.

Ma il punto critico è che questi addii non coinvolgono solo ruoli di supporto o amministrativi. Secondo quanto riportato da Politico, più di 1.800 persone che stanno per andarsene sono direttamente coinvolte nei progetti scientifici e nelle missioni spaziali con equipaggio. L’altra parte si ricoprono ruoli essenziali come IT, gestione delle strutture e finanza. 

E in un contesto già complicato, con un bilancio ridotto del 25% previsto per il 2026, l’assenza di un amministratore confermato e il rischio di altri tagli, il rischio è quello di trovarsi con pochi strumenti e troppe sfide. Soprattutto se l’obiettivo è ancora quello di tornare sulla Luna entro il 2027 e, più avanti, mettere piede su Marte.

Una situazione complessa

A farne le spese, come riportato da Politico e Reuters, saranno quasi tutti i dieci centri regionali della NASA, sparsi per gli Stati Uniti. Il più colpito è il Goddard Space Flight Center nel Maryland, che perderà oltre 600 persone. Seguono Johnson Space Center in Texas con 366 uscite, Kennedy Space Center in Florida con 311 e il quartier generale di Washington con 307. Anche centri storici come Langley, Marshall e Glenn vedranno partire centinaia di lavoratori.

Un caso emblematico è quello del Johnson Space Center, dove operano le attività di volo umano nello spazio. Dei 419 tagli pianificati, 366 sono già realtà. Una simile emorragia di personale si riflette anche su uffici più piccoli ma delicati, come quello degli affari legislativi, dove la perdita di 5 persone su 35 significa un calo del 15% in un ambito dove ogni parola conta. 

Illustrazione di un laboratorio della NASA (Canva FOTO) – managementcue.it

Come evolverà la situazione?

Non è detto che tutti questi tagli diventino effettivi: il Congresso potrebbe opporsi. La Commissione Commercio del Senato, per esempio, ha espresso il desiderio di trattenere il personale. Ma anche se la legge cambiasse, sarebbe difficile riportare indietro ingegneri, scienziati e tecnici altamente qualificati.

Con l’industria spaziale privata in crescita e stipendi spesso più competitivi, molti potrebbero decidere di non tornare più. Un vuoto di leadership e competenze che, in un settore come quello dell’esplorazione spaziale, non si colma dall’oggi al domani. E la sfida, già enorme, rischia di diventare impossibile.

Published by
Mattia Paparo