“Poi restare a casa senza giustificazione”: lo fai tutti i mesi e ti pagano lo stesso | Non dovrai richiedere neanche il certificato

Lavoro

Coppia al lavoro malattia (Canva foto) - www.managementcue.it

Un nuovo diritto riconosciuto a livello europeo riaccende il dibattito sulle tutele per la salute femminile anche fuori dall’Italia.

Molte donne convivono mensilmente con disturbi fisici debilitanti che impattano direttamente sul rendimento lavorativo e sulla qualità della vita quotidiana. Nonostante ciò, la possibilità di fermarsi senza ripercussioni resta, in molti Paesi, ancora legata a giudizi medici o a complesse trafile burocratiche. Il corpo femminile, nella sua ciclicità, continua a non trovare pieno riconoscimento nel mondo del lavoro.

Negli ultimi anni, alcune realtà hanno cominciato a interrogarsi sulle esigenze fisiologiche delle lavoratrici, cercando soluzioni che non penalizzino economicamente chi si trova costretta ad assentarsi per motivi legati al ciclo mestruale. Mentre in Italia il dibattito rimane aperto, altrove si sperimentano normative concrete pensate per tutelare il benessere delle donne.

Il tema si inserisce in un contesto più ampio di diritti legati alla salute e all’inclusività, spesso trascurati nei contratti di lavoro e nella prassi aziendale. La questione del congedo mestruale è uno di quegli ambiti dove la sensibilità culturale e le scelte politiche fanno la differenza. L’attenzione verso queste problematiche inizia a emergere con più forza nel panorama europeo.

Tra esigenze fisiologiche non riconosciute e una certa reticenza istituzionale, le lavoratrici si ritrovano spesso costrette a ricorrere a giorni di malattia, magari giustificandosi con altre patologie. Una dinamica che non solo alimenta un circolo vizioso di silenzio, ma che spesso contribuisce a una gestione disomogenea e poco trasparente delle assenze.

Una scelta che cambia lo scenario

Il Portogallo ha recentemente introdotto un’importante novità nel panorama europeo: una legge che consente alle donne di usufruire di tre giorni al mese di congedo mestruale retribuito, senza la necessità di presentare un certificato medico. Una misura che, approvata nel marzo 2025, rappresenta un passo storico verso il riconoscimento dei diritti femminili sul luogo di lavoro.

Questa normativa rende il Portogallo il secondo Paese dell’Unione Europea, dopo la Spagna, a introdurre una forma di tutela esplicita per chi soffre di dolori mestruali o patologie correlate. Come riportato anche dal profilo Instagram di QuiFinanza, il congedo può essere utilizzato anche da studentesse, aprendo così un nuovo fronte nella gestione inclusiva dell’ambiente scolastico.

Congedo mestruale
Congedo mestruale (Canva foto) – www.managementcue.it

La situazione italiana resta in stallo

In Italia, il tema del congedo mestruale non ha ancora trovato una vera collocazione normativa. Nonostante le numerose proposte di legge presentate nel tempo, nessuna è mai arrivata al traguardo parlamentare. Chi soffre di dismenorrea o patologie collegate deve quindi ancora affidarsi a permessi per malattia o ferie personali, spesso senza un riconoscimento medico formale.

Questo vuoto normativo comporta una mancanza di tutele esplicite e una disparità evidente rispetto a quanto già previsto in altri Paesi europei. Le donne italiane continuano a fronteggiare il dolore in silenzio, senza strumenti adeguati e senza una vera rete di sostegno istituzionale. La legge portoghese potrebbe rappresentare uno stimolo, ma il cammino appare ancora lungo.