Si alzano i requisiti per la pensione: a 70 anni sarai ancora costretto a lavorare | Chi ci è già andato percepirà meno soldi

Pensione a 70 anni (Canva foto) - www.managementcue.it
Il diritto alla pensione si allontana, e il lavoro non finisce mai: aumentano i requisiti per andare in pensione.
Ogni anno che passa, la pensione sembra più un traguardo sfocato che una certezza concreta. Per molti lavoratori italiani, il conto alla rovescia verso il meritato riposo si trasforma in un’attesa carica di dubbi e frustrazioni. L’età per accedere alla pensione continua a salire, così come i contributi richiesti, mentre la speranza di godersi il tempo libero si affievolisce.
In un contesto dove la longevità viene spesso usata come giustificazione, l’idea di lavorare fino a 70 anni non appare più come un’eccezione, ma una prospettiva concreta. Eppure, dietro questa apparente logica di sostenibilità, si nasconde un sistema che rischia di essere profondamente iniquo. Chi ha iniziato a lavorare in giovane età si trova oggi a dover accumulare contributi per oltre quattro decenni prima di poter smettere.
La retorica della previdenza sostenibile ha un costo umano altissimo. Molti temono di non riuscire a vivere dignitosamente nemmeno dopo una vita di lavoro, con pensioni che, in molti casi, non riflettono gli sforzi di chi le ha guadagnate. Il paradosso è evidente: più si lavora, meno si ottiene. Un’inversione di logica che mina la fiducia nel patto generazionale su cui si basa il sistema pensionistico.
Come dice la pagina Instagram @lepagliacciatealcirco, ci viene chiesto di credere in un equilibrio che si regge solo sul sacrificio dei lavoratori. Ma perché, viene da chiedersi, chi ha dato tutto alla società deve accontentarsi di così poco quando arriva il momento di fermarsi?
Cosa troverai in questo articolo:
La soglia si sposta sempre più avanti
Secondo le attuali proiezioni, l’età pensionabile in Italia potrebbe raggiungere i 70 anni nel 2050, sulla base delle stime legate all’aumento dell’aspettativa di vita. Il principio è semplice: più viviamo, più dobbiamo lavorare. Ma questo approccio ignora completamente la qualità della vita, le differenze tra categorie professionali e la reale sostenibilità fisica e psicologica di lavorare fino a un’età così avanzata.
Nel frattempo, chi è già in pensione non può stare tranquillo. Le attuali rivalutazioni al ribasso dei trattamenti pensionistici rischiano di erodere il potere d’acquisto di milioni di pensionati, soprattutto quelli con assegni medio-bassi. Non solo si lavora di più: si riceve anche meno. Un doppio colpo che alimenta un senso di ingiustizia diffuso.
Chi ha già lasciato il lavoro rischia di perdere ancora
La novità che preoccupa di più riguarda proprio coloro che la pensione l’hanno già raggiunta. Secondo le informazioni condivise da @lepagliacciatealcirco, i pensionati con assegni superiori alla media saranno penalizzati da nuovi meccanismi di calcolo che ridurranno gli importi. Questo significa che anche chi è già uscito dal mondo del lavoro vedrà diminuire il proprio sostentamento.
Il quadro è quindi doppiamente critico: da un lato si innalza l’età per accedere alla pensione, dall’altro si abbassa l’ammontare percepito. Un sistema che sembra disegnato più per scoraggiare che per tutelare. E mentre il traguardo si allontana, chi ci è già arrivato scopre che anche lì non c’è pace.