Silicon Valley investe miliardi in infrastrutture AI: boom di spesa per il capex tecnologico

Illustrazione di un investimento (Canva FOTO) - managementcue.it

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Meta, Google, Microsoft e Amazon guidano una spesa record da miliardi in capex, trasformando l’AI in una sfida di potenza globale.

Ogni epoca tecnologica ha il suo momento di febbre creativa, quello in cui si sperimenta a ritmo frenetico e si vince correndo più veloce degli altri. Negli anni Dieci, bisognava muoversi in fretta e rompere gli schemi. Ora però il vento è cambiato. Non basta più essere agili: per dominare servono infrastrutture gigantesche, fisiche, solide.

Oggi i colossi tecnologici puntano a possedere e sviluppare direttamente ciò che rende le tecnologie mature accessibili su larga scala. Significa investire cifre da capogiro in data center mastodontici, pieni di microchip, sistemi di raffreddamento e connessioni, ma anche in fabbriche, immobili, energia. Una sorta di ritorno all’“età delle grandi opere” che ricorda l’epoca delle ferrovie e delle acciaierie.

I numeri danno l’idea del fenomeno: secondo i dati citati dal Wall Street Journal, molte di queste realtà hanno speso in un solo trimestre 102,5 miliardi di dollari in spese in conto capitale. Il grosso viene da Meta, Google, Microsoft e Amazon, mentre Apple, Nvidia e Tesla si fermano a 6,7 miliardi complessivi. 

E non si tratta solo di Stati Uniti. La corsa agli investimenti coinvolge anche partner internazionali: Foxconn ha potenziato le sue fabbriche per Apple in India, superando la Cina nella produzione di iPhone destinati al mercato americano, mentre TSMC, il colosso taiwanese dei semiconduttori, ha messo sul piatto 10 miliardi di dollari nel suo ultimo trimestre.

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Dal codice ai mattoni

Solo qualche decennio fa, giganti come Facebook e Microsoft erano soprattutto aziende di software: la loro spesa principale era per stipendi e azioni ai dipendenti. Ora, per crescere ancora, hanno scelto di possedere direttamente gran parte delle infrastrutture necessarie alle proprie attività.

Il cambiamento è stato rapido. Nei primi anni Duemila, Google acquistava server potenziati per costruire i primi data center a costi contenuti. Oggi quelle macchine sono state sostituite da enormi schiere di rack server, alimentando tanto Internet quanto i supercomputer per l’intelligenza artificiale. 

Illustrazione di un cartello della Silicon Valley (Canva FOTO) - managementcue.it
Illustrazione di un cartello della Silicon Valley (Canva FOTO) – managementcue.it

Le cifre e le mosse dei giganti

Secondo WSJ, il valore degli investimenti in infrastrutture AI, in rapporto al PIL, ha già superato quello speso per telecomunicazioni e Internet durante la bolla dot-com, e continua a crescere. Neil Dutta, di Renaissance Macro Research, citando i dati del Bureau of Economic Analysis, afferma che negli ultimi due trimestri il contributo di queste spese alla crescita dell’economia statunitense ha superato quello dell’intero consumo privato. In pratica, una sorta di “stimolo” privato all’economia.

Le mosse dei singoli gruppi confermano il trend. Microsoft sta costruendo un centro dati da 3,3 miliardi di dollari in Wisconsin, con completamento previsto nel 2026. OpenAI, pur essendo tra le startup più finanziate, fatica a competere: il progetto del mega data center “Stargate” procede a rilento, mentre Meta ha strappato alcuni suoi ingegneri con offerte milionarie. Apple e Nvidia, pur spendendo meno in capex, monopolizzano la produzione dei partner chiave, mentre Tesla continua a investire in fabbriche, reti di ricarica e persino attività minerarie.