Genitori obbligati a mantenere i figli: te li ritrovi sul groppone fino alla pensione | Lo stabilisce la legge

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Figli adulti in casa (Canva foto) - www.managementcue.it

L’età non è l’unico fattore: la legge guarda all’impegno e alla reale indipendenza dei figli, ecco fino a che età devi mantenerli.

C’è chi sogna la propria indipendenza fin da giovane e chi, invece, sembra trovarsi a proprio agio tra le mura di casa, godendo della sicurezza e delle comodità offerte dalla famiglia. In Italia, il fenomeno dei figli adulti che vivono ancora con i genitori è così diffuso da essere quasi considerato una tradizione. Ma, dietro questa abitudine, si nascondono regole precise che vanno oltre la semplice volontà familiare.

Molti pensano che raggiunta la maggiore età, il “cordone” economico si possa tagliare. In realtà, la questione è molto più complessa. Non basta compiere 18 anni per essere automaticamente indipendenti, soprattutto se si sta ancora studiando o se non si è trovato un lavoro stabile. È proprio qui che il diritto si intreccia con la vita quotidiana.

Le dinamiche familiari cambiano profondamente quando un figlio diventa adulto ma resta sotto il tetto dei genitori. C’è chi lo vede come un supporto affettivo indispensabile e chi, invece, lo vive come un peso crescente. Al di là delle opinioni, esistono obblighi di legge che definiscono fino a quando questo sostegno debba continuare.

In una società in cui trovare un impiego stabile è spesso una sfida, la permanenza prolungata dei figli in casa è diventata una realtà comune. Ma fino a che punto è un diritto del figlio e un dovere del genitore? E quando, invece, diventa un abuso della situazione?

Il confine tra aiuto e obbligo legale

La normativa italiana non stabilisce un’età precisa per interrompere il mantenimento dei figli maggiorenni. Come spiega in un post su Instagram l’Avvocato Matteo Ruffinotti, la legge si basa su un principio chiaro: il sostegno economico deve durare finché il figlio dimostra un reale impegno a costruire la propria autonomia. Non è quindi il numero di candeline sulla torta a decidere, ma la condotta e le circostanze di vita.

In linea di massima, se il figlio studia o lavora con costanza ma non ha ancora raggiunto l’indipendenza economica, il mantenimento può proseguire indicativamente fino ai 30-35 anni. Diverso è il caso di chi, pur potendo, non si impegna: in queste situazioni, il dovere dei genitori può cessare molto prima.

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Figli adulti ancora in casa (Canva foto) – www.managementcue.it

Quando la legge dice “basta”

Il cuore della questione sta nella prova dell’impegno. Se un figlio rifiuta sistematicamente di cercare lavoro o interrompe gli studi senza motivo, il giudice può ritenere concluso l’obbligo di mantenimento. Non si tratta quindi di un “diritto a vita”, ma di una forma di tutela finché c’è la volontà di diventare autonomi.

La legge, in questo senso, non tutela comportamenti negligenti o opportunistici. Il sostegno economico, pur fondamentale in molte fasi della vita, non può trasformarsi in un alibi per restare eternamente dipendenti. È un equilibrio delicato, in cui si intrecciano affetto, responsabilità e, soprattutto, il rispetto reciproco tra genitori e figli.