In pensione a 75 anni, non è fantascienza: l’Europa fa tremare l’Italia | Vogliono farci morire di lavoro

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Secondo voi, andare in pensione tardissimo, è giusto o meno? E l’Italia dovrebbe accettare questa decisione dell’Unione Europea?
Le pensioni, rappresentano una componente fondamentale della sicurezza economica, nella vita d’ogni cittadino. Poiché garantiscono un sostegno finanziario a chi ha concluso la propria attività lavorativa, permettendogli di vivere con dignità anche dopo il termine della carriera professionale.
Proprio in Italia, il sistema pensionistico si basa su contributi versati durante gli anni di lavoro; i quali vengono accumulati e trasformati, al momento del pensionamento, in una rendita mensile che costituisce la principale fonte di reddito per i pensionati.
Esistono diverse tipologie di pensioni, fra cui quella di vecchiaia, anticipata, di reversibilità, o invalidità. E ogni categoria, ha regole e requisiti specifici che determinano l’ammontare dell’importo, e l’età in cui è possibile accedervi. Rendendo, quindi, il sistema complesso ma essenziale per tutelare tutte le categorie di lavoratori.
E proprio per facilitare il tutto, la pianificazione previdenziale è fondamentale per assicurarsi un futuro sereno. Motivo per cui, informarsi sulle proprie opzioni, comprendere i contributi versati, e valutare eventuali integrazioni private, consente di affrontare il pensionamento con maggior sicurezza economica e tranquillità personale.
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Pensionamento sempre più lontano
Secondo le ultime proposte provenienti dall’Unione Europea, esattamente l’età del pensionamento potrebbe arrivare a 74 anni. Misura che, se approvata, rappresenterebbe un cambiamento significativo per milioni di lavoratori, costretti a posticipare il termine della loro carriera professionale. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere i sistemi previdenziali sostenibili, nel lungo periodo, sebbene le implicazioni sociali ed economiche, potrebbero esser profonde.
Parallelamente, il piano prevede misure di austerità economica, fra cui drastici tagli alla spesa pubblica, e un aumento dell’IVA, fino al 24%. Interventi che, se accettati, colpirebbero direttamente le famiglie e le imprese; riducendo il potere d’acquisto dei cittadini, e aumentando la pressione fiscale. Con effetti potenzialmente destabilizzanti, sull’intera economia nazionale.
Il rischio di una nuova austerità
Questa combinazione di misure, vien proposta nel contesto di un rafforzamento delle politiche di difesa e riarmo, al livello europeo. Ma l’insieme di pensionamento posticipato, tagli alla spesa, e aumento dell’IVA, rischia di creare un clima di profonda austerità, in cui la popolazione si troverà a fronteggiare sacrifici crescenti, senza benefici immediati percepibili.
L’Italia, quindi, si trova ora a un bivio decisivo: ovvero, accettare le indicazioni europee, così come proposte; o cercare alternative sostenibili, che salvaguardino il benessere dei cittadini. Sfida che consiste, poi, nel conciliare la necessità di sostenere i conti pubblici, con la tutela del lavoro, della sicurezza sociale, e della qualità della vita. Evitando decisioni che potrebbero avere ripercussioni negative, sul futuro delle famiglie italiane.