Acqua contaminata direttamente nelle nostre case: ce l’hanno fatta bere per decenni, e ora siamo in pericolo | Dovranno pagare milioni di euro di risarcimento

L'acqua dal rubinetto è pericolosa? Ecco come si è concluso un caso che ha lasciato l'Italia con il fiato sospeso (screenshot Qooker/YouTube) - managementcue.it
L’acqua dal rubinetto è pericolosa? Ecco come si è concluso un caso che ha lasciato l’Italia con il fiato sospeso
Ogni giorno milioni di italiani aprono il rubinetto convinti di bere acqua potabile, sicura e controllata. È un gesto automatico, legato all’idea che un bene pubblico deve essere garantito. La realtà è diversa: in molte zone, quell’acqua contiene sostanze che non dovrebbero esserci.
Secondo Greenpeace, il 79% dei campioni analizzati in 235 comuni italiani contiene PFAS, sostanze chimiche con un potenziale cancerogeno. In città come Milano, Arezzo e Perugia, i livelli superano i limiti europei. Non esistono ancora leggi nazionali che vietano la loro presenza.
Paghi bollette salate per un servizio che dovrebbe garantire acqua pulita. In molte zone, l’acqua è contaminata e i controlli sono insufficienti. La percezione potrebbe essere che lo Stato incassa, ma non protegge. Chi può, compra bottiglie o installa filtri.
Per proteggersi, sempre più famiglie installano depuratori domestici. I costi non sono banali: tra acquisto, installazione e manutenzione, si può arrivare a spendere oltre 600 euro l’anno. Un investimento obbligato per chi non si fida più dell’acqua pubblica. Cosa succede?
Cosa troverai in questo articolo:
Il diritto all’acqua
L’acqua è un diritto, non un privilegio. Eppure, nel 2025, milioni di italiani ricevono acqua contaminata nelle case. L’ultimo decreto ha introdotto nuovi limiti, ma entrerà in vigore solo nel 2027. I PFAS continuano a circolare, e i cittadini pagano per un servizio che non garantisce sicurezza.
La fiducia nel sistema idrico potrebbe essere ai minimi storici. L’Italia potrebbe restare indietro rispetto agli altri Paesi, ma è arrivata anche una sentenza storica su un caso che ha lasciato tutti senza parole.
Il caso
Il 26 giugno 2025, la Corte d’Assise di Vicenza ha emesso una sentenza storica: 141 anni di carcere complessivi per 11 ex dirigenti della Miteni, azienda chimica di Trissino (VI), ritenuti responsabili di aver contaminato la falda acquifera del Veneto con PFAS. Per decenni, oltre 350 mila persone hanno bevuto acqua contaminata senza saperlo. Le analisi hanno rilevato oltre 10 mila molecole tossiche scaricate nella falda, su un territorio di 180 km². I PFAS sono legati a tumori, diabete, problemi tiroidei e si accumulano nel corpo umano senza degradarsi.
La sentenza ha previsto risarcimenti milionari: 58 milioni al Ministero dell’Ambiente, 6,5 milioni alla Regione Veneto, e fino a 20.000 euro ai cittadini danneggiati. È stato riconosciuto anche il ruolo delle Mamme No PFA, che da anni denunciano l’inquinamento. Il problema resta: i PFAS sono ancora presenti in padelle antiaderenti, imballaggi alimentari, tessuti impermeabili. Per tanti la certezza di avere l’acqua pulita è con un depuratore domestico.