La pensione? Forse la vedi a 75 anni: tutta la vita a lavorare e alla fine non ti ritrovi nulla | In Italia non ci sono i soldi per mantenere tutti

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni (Facebook foto) - www.managementcue.it

Un sistema sempre più squilibrato mette a rischio il futuro previdenziale di chi oggi lavora senza garanzie.

Il tema delle pensioni in Italia non smette di alimentare discussioni accese. Tra chi teme di non riuscire mai a smettere di lavorare e chi vede allontanarsi il traguardo del riposo, la questione resta centrale per milioni di famiglie. Non si tratta solo di numeri, ma di aspettative di vita, di sacrifici quotidiani e della prospettiva di una vecchiaia dignitosa.

Le differenze tra generazioni sono sotto gli occhi di tutti. C’è chi ha potuto accedere a trattamenti agevolati decenni fa e chi oggi, nonostante anni di contributi, intravede all’orizzonte assegni ben più modesti. Questo squilibrio genera frustrazione, soprattutto nei giovani che faticano a immaginare un futuro senza incertezze.

In molti si chiedono se il sistema sia ancora in grado di reggere. L’invecchiamento della popolazione e il calo dei nuovi occupati pongono interrogativi sempre più urgenti. Con meno lavoratori attivi e più pensionati, la bilancia rischia di pendere in modo pericoloso, minando la sostenibilità di lungo periodo.

Non mancano neppure le contraddizioni: da una parte stipendi che a fatica raggiungono i 1.500 o 2.000 euro al mese, dall’altra assegni previdenziali che superano di gran lunga queste cifre. Un divario che alimenta la percezione di ingiustizia sociale e che rende il tema pensioni un terreno sempre più sensibile.

Un quadro già carico di contrasti

Secondo quanto riportato da financelitee in un recente post su Instagram, ogni anno lo Stato italiano spende oltre 9 miliardi di euro per pagare le cosiddette baby pensioni. Si tratta di trattamenti nati negli anni ’70 e ’80 che ancora oggi gravano sui conti pubblici. Una spesa che continua a pesare, mentre milioni di cittadini restano al lavoro fino a 70 anni.

Parallelamente, emergono i dati sulle pensioni d’oro. Nel 2025 sono più di 20.000 gli italiani che percepiscono importi compresi tra 50.000 e 100.000 euro lordi annui. A questi si aggiungono rivalutazioni generose, spesso ben al di sopra dell’inflazione reale. Un contrasto evidente rispetto alla situazione di chi lotta per portare a casa stipendi modesti.

Pensioni
Pensioni (Canva foto) – www.managementcue.it

Verso un futuro sempre più incerto

Il nodo centrale resta però quello della sostenibilità del sistema. Con l’aumento della vita media e la diminuzione dei giovani lavoratori, il rapporto tra contribuenti e pensionati si riduce drasticamente. Questo scenario rischia di compromettere il futuro previdenziale di chi oggi versa contributi senza certezze.

“Alla fine ti ritrovi nulla”, recita una frase che fotografa bene la paura diffusa. L’idea di poter andare in pensione non prima dei 75 anni non appare più un’esagerazione, ma una prospettiva concreta. Una prospettiva che mette in discussione l’equilibrio sociale e che fa emergere una domanda inevitabile: è giusto che chi lavora duramente debba finanziare il privilegio di pochi?