Gimbe: tagli per 13 miliardi alla sanità in tre anni, un italiano su dieci rinuncia alle cure

Un quadro pietoso (canva.com) - www.managementcue.it
Risultati impietosi per il rapporto Gimbe. Secondo gli esperti, sono 13 i miliardi in meno destinati alla sanità negli ultimi tre anni.
Su questo portale, generalmente, noi parliamo di business. Ma è importante parlare anche di mercato pubblico e tutti i settori che la sorreggono normalmente.
Uno di questi è la sanità, per la maggioranza pubblica. Tuttavia, gli scenari pandemici hanno messo di fronte alla durissima realtà del fatto che buona parte del personale in Italia è sottopagato, non tutelato e costretto a emigrare.
A ciò, si accompagna una continua carenza di investimenti per il settore. Ad affermare tutto ciò non siamo solo noi, ma anche fonti autorevoli come l’ANSA e, ancor di più, il rapporto Gimbe.
Quest’ultimo, in particolar modo, traccia il vero ritratto del SSN, descritto come vittima di una lentissima agonia che rischia di aprire sempre di più la strada al privato.
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Gli scenari del rapporto
Secondo quanto riportato dall’ANSA e dal rapporto qui sopra menzionato, il quadro della sostenibilità e dell’efficienza del sistema sanitario nazionale è assolutamente negativo. Negli ultimi tre anni (dal 2023 al 2025), la sanità pubblica avrebbe perso addirittura 13,1 miliardi di euro, mentre a carico delle famiglie vi sono ben 41,3 miliardi per le medesime spese. In base allo studio, un italiano su 10 ha dovuto rinunciare alle cure, nonostante l’Italia sia addirittura al secondo posto in Europa per numero di medici. Tuttavia, resta indietro per quanto riguarda il personale infermieristico e non basta il PNRR per migliorare la situazione: infatti, solo il 4,4% delle case della comunità è pienamente operativo, secondo quanto evidenziato dal rapporto.
Secondo quanto evidenziato dal Presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, continuare con questa situazione rischia solo di condannare tantissimi italiani. Ecco cosa dice: “Se è certo che nel triennio 2023-2025 il Fondo sanitario nazionale è aumentato di 11,1 miliardi di euro, è altrettanto vero che con il taglio alla percentuale di PIL la sanità ha lasciato per strada 13,1 miliardi. Infatti, la percentuale del FSN sul PIL al 31 dicembre 2024 è scesa dal 6,3% del 2022 al 6% del 2023, per attestarsi al 6,1% nel 2024-2025. Siamo testimoni di un lento ma inesorabile smantellamento del SSN, che spiana inevitabilmente la strada a interessi privati di ogni forma.”
Conflitti e percezione
Indubbiamente, secondo Cartabellotta, il conflitto politico e la poca coesione tra maggioranza e opposizione, che caratterizza ormai da più di un decennio la reggenza politica e governativa del nostro paese, impatta sulla possibilità che il settore possa ricevere adeguati fondi che consentano di gestire al meglio le strutture operative e di subire una minore volatilità del personale competente.
A ciò si aggiunge il punto di vista di un’indagine portata avanti dal portale giornalistico Domani sulla percezione della qualità del servizio sanitario nazionale. Secondo gli intervistati, nel corso degli ultimi sette anni la percezione della qualità del servizio sanitario in Italia è calata di quattro punti percentuali, scendendo dal 33% del 2018 al 29% di oggi. Il 39% degli italiani intervistati prevede un ulteriore peggioramento della qualità, solo il 9% immagina un possibile miglioramento.