“Andare in pensione a 90 anni”: la mossa disperata per abbassare il debito pubblico | Tutto a discapito dei cittadini

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I pensionati potrebbero ritrovarsi costretti a lavorare fino a 90 anni? Ecco cosa sta succedendo sul Web e cosa dicono i rumors. (Pexels Foto) - managementcue.it

I pensionati potrebbero ritrovarsi costretti a lavorare fino a 90 anni? Ecco cosa sta succedendo sul Web e cosa dicono i rumors.

La pensione minima è il punto di partenza per chi ha versato contributi insufficienti. L’importo viene aggiornato ogni anno, ma resta sotto la soglia di sopravvivenza. Chi non raggiunge i requisiti può accedere all’assegno sociale, con limiti di reddito e residenza. Ogni euro versato può fare la differenza.

Quota 103 consente l’uscita dal lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi. Non è automatica: serve un importo minimo dell’assegno e il ricalcolo contributivo. Le finestre di uscita variano tra pubblico e privato. Chi rientra deve valutare l’impatto sul futuro importo mensile.

L’accredito INPS avviene ogni mese, ma può subire ritardi per festività o aggiornamenti anagrafici. Il cedolino pensione mostra trattenute IRPEF, eventuali conguagli e importi netti. Controllarlo regolarmente aiuta a evitare errori. Anche le pensioni di reversibilità seguono regole precise, legate al reddito del coniuge superstite.

Il simulatore pensione online permette di stimare l’importo futuro. Basta inserire età, anni di contributi, retribuzione media. Non è vincolante, ma offre una proiezione utile. Chi ha carriere discontinue o part-time deve considerare l’effetto sul montante contributivo. Cosa avviene e cosa può accadere se aumenti l’età pensionabile fino a 90 anni?

Cosa troverai in questo articolo:

Il calcolo della pensione

La pensione anticipata è possibile per chi ha raggiunto determinati requisiti contributivi. Alcuni lavoratori possono accedervi con 42 anni e 10 mesi di versamenti, ma le regole cambiano spesso. Le penalizzazioni sull’importo sono reali con il ricalcolo contributivo.

Chi valuta l’uscita anticipata deve considerare anche l’impatto fiscale, le trattenute IRPEF e le eventuali detrazioni. Ogni scelta va ponderata con attenzione. La pensione non è un premio, ma una transizione. Cosa succede?

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Il caso

In una foto pubblicata come post sul profilo Instagram @economiaxfinanza lo scorso 10 ottobre, la didascalia riporta: “# E ALLORA PERCHÉ NON ANDARE IN PENSIONE A 90 ANNI!1! Perché come tutte le politiche, si considerano benefici e costi. Un anno addizionale di lavoro ha un costo sociale piccolo, rispetto al beneficio derivante dalla riduzione del debito. Fissare l’età pensionabile a 90 anni avrebbe un costo sociale enorme“.

Come può accadere? “L’invecchiamento della popolazione mette a rischio la sostenibilità dei sistemi pensionistici europei. Alzare l’età pensionabile anche solo di un anno ridurrebbe il debito pubblico della zona euro del 14% del PIL entro il 2060, e quello dell’Italia di un 15%. Non solo: il potenziale di crescita dell’Eurozona aumenterebbe dell’1% grazie a una forza lavoro più ampia” spiega la nota.