Tu puoi essere indagato, loro no: altra legge in favore dei politici | Addio definitivo alla galera

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Parlamento italiano seduta (Camera dei deputati foto) - www.managementcue.it

Il potere si protegge da ogni controllo: tagliati i freni a chi dovrebbe vigilare su sprechi, abusi e verità.

In un Paese in cui la fiducia nelle istituzioni vacilla, i segnali preoccupanti si moltiplicano. Sempre più voci denunciano una progressiva erosione dei meccanismi di controllo, strumenti fondamentali in ogni democrazia. Quando chi è chiamato a governare inizia a indebolire chi dovrebbe controllarlo, si apre una frattura difficile da ricucire.

Negli ultimi anni, il rapporto tra politica e giustizia ha vissuto trasformazioni profonde. Ma ora, le nuove riforme fanno pensare a qualcosa di più radicale: non solo un riequilibrio, ma una vera e propria sottrazione di potere a chi dovrebbe garantire legalità e trasparenza.

Si parla sempre più spesso di “pieni poteri”, ma in una democrazia, chi può davvero esercitarli senza controllo?

A far discutere è anche la gestione dell’informazione. In un clima dove la libertà di stampa viene compressa e le testate giornalistiche si avvicinano sempre più al potere, diventa difficile distinguere tra cronaca e propaganda. In parallelo, la RAI e altre emittenti mostrano segni di allineamento con le forze di governo, lasciando poco spazio alle voci critiche.

Se il carcere non è più per tutti

La questione della giustizia penale assume una nuova luce quando si guarda alle riforme recenti. In particolare, sta facendo discutere il cambiamento che riguarda la Corte dei Conti, storico baluardo contro gli sprechi nella pubblica amministrazione. Le nuove norme limitano le sue funzioni di controllo, rendendo più difficile accertare le responsabilità di chi gestisce i soldi pubblici. Un messaggio chiaro: se sprechi, non paghi.

Non meno controverso è il cosiddetto Decreto 198/2024, soprannominato “legge bavaglio”. Questo provvedimento vieta la pubblicazione delle ordinanze cautelari fino alla chiusura delle indagini, impedendo di fatto ai cittadini di conoscere i motivi per cui una persona – spesso un politico – è coinvolta in un’inchiesta. “La popolazione non può sapere cos’hanno combinato”, si legge nel post Instagram di Donato Martiello, che denuncia anche la difficoltà di raccontare ciò che accade senza incorrere in querele.

Prigione
Prigione in Italia leggi (Canva foto) – www.managementcue.it

Quando chi governa decide chi può controllarlo

Il nodo più critico riguarda però la riforma della magistratura. Con le nuove regole, il Governo potrà esercitare un’influenza sulle carriere dei magistrati e sulle scelte delle procure. Un colpo diretto all’indipendenza di chi dovrebbe indagare anche sugli abusi del potere politico. Se le procure dipendono, direttamente o indirettamente, da chi è al governo, quanto sarà libero un magistrato di indagare su un ministro o un parlamentare?

Ecco perché in molti parlano di “impunità di fatto”. Nessuna norma cancella esplicitamente il carcere per i politici, ma l’effetto combinato di queste riforme – riduzione dei controlli, silenzio stampa e indebolimento della magistratura – rischia di produrre proprio questo risultato: “Tu puoi essere indagato, loro no”.