Il New York Times apre le porte all’Intelligenza Artificiale: perché questo accordo con Amazon potrebbe cambiare il modo in cui accedi alle notizie

New York Times e IA (Canva-Depositphotos foto) - www.managementcue.it
Anche l’editoria globale subirà l’influenza immutabile dell’IA. Un cambio drastico nel settore dell’informazione
L’avvento e la rapida diffusione dell‘Intelligenza Artificiale ha immediatamente condotto ad una domanda cruciale: in che modo questa tecnologia, indubbiamente rivoluzionaria in positivo sotto determinati aspetti, potrà sposarsi con il tradizionale svolgimento delle professioni?
Se da un lato il suo impiego può rappresentare un’opportunità fondamentale, dall’altra pone dinnanzi al percorso di ciascun professionista una serie di sfide, che soltanto il tempo sarà in grado, eventualmente, di sciogliere.
E’ importante, tuttavia, focalizzarsi su quelli che sono, almeno nell’immediato momento, i vantaggi dei quali possiamo disporre grazie all’IA, capace di creare differenti opportunità, stimolanti ed innovative, per numerosi profili professionali.
Il beneficio è assicurato, non esclusivamente a chi si trova a svolgere le mansioni in prima persona, sul “campo”, ma anche per coloro che gestisce da una “posizione più elevata”, che grazie all’impiego dell’IA possono riuscire ad individuare profili più adatti tra i candidati.
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L’accordo pronto a rivoluzionare il mondo dell’editoria?
Adesso è finalmente ufficiale: il New York Times ha reso noto di aver raggiunto un accordo direttamente con Amazon, che garantirà la concessione a quest’ultimo dei contenuti editoriali in licenza del quotidiano statunitense, in modo che gli stessi vengano sfruttati dagli innovativi programmi di intelligenza artificiale generativa. Quanto ne conseguirà è che i clienti Amazon potranno usufruire dei prodotti del New York Times nell’ambito di domande e richieste inoltrare ai sistemi di intelligenza artificiale della multinazionale fondata da Jeff Bezos, come durante l’utilizzo di Alexa. Articoli di giornale, ma anche informazioni di tipo sportivo, redatte sul The Athletic, ricette direttamente dall’archivio del NYT Cooking e molto altro, tutto a disposizione dei consumatori, per ottimizzare in modo ancor più determinante l’esperienza di ricerca e di interazione con l’intelligenza artificiale.
Mai prima d’ora si era assistito ad un simile accordo, che includesse tra le parti firmatarie un’istituzione non soltanto newyorkese o statunitense, ruolo ricoperto proprio dal New York Times. Per dovere di cronaca, parlando dell’interazione tra l’intelligenza artificiale e il terzo quotidiano per numero di lettori negli States, è significativo citare la causa mossa proprio dal Times nei confronti di Microsoft e del suo programma OpenAI nel 2023; un’operazione di diffida, per impedire alle parti coinvolte di utilizzare i contenuti diffusi dal quotidiano, coperti da copyright e che garantiva – presumibilmente, nonostante l’assoluta mancanza di precisi dettagli – una remunerazione a vantaggio del giornale.
Un rapporto estremamente controverso
La causa nei confronti di OpenAI, tanto quanto la collaborazione instaurata con Amazon, sono in grado di fornirci una panoramica generale sulla reazione e sull’approccio che il settore globale dell’editoria ha dimostrato nei confronti dell’intelligenza artificiale generativa, specie per quanto concerne lo sfruttamento dei contenuti giornalistici da parte dei software che sfruttano questa nuova tecnologia. Molto più spesso ci si è trovati dinnanzi a circostanze che vedevano risposte e reazioni non di certo clementi o accondiscendenti da parte dei quotidiani, finiti ad intentare cause legali o richiedere risarcimenti.
Una tra le motivazioni più significative che si celano dietro al largo contrasto frequentemente esposto da parte delle redazioni nei riguardi dell’IA figurano le così dette “allucinazioni dei software“, come riporta anche Il Post: si tratta di precisi casi in cui gli innovativi software, in risposta ad una precisa richiesta da parte del consumatore, forniscono lui informazioni non corrispondenti all’effettiva realtà, segnando come fonte proprio quella del giornale. Ciò si basa sul funzionamento del software, fondato su un modello statistico, quello dell’IA, che focalizza le proprie risposte unicamente in base a quelle che sono le parole chiave, mantenendo un’attenzione più alla forma linguistica che al contenuto effettivo.