Scatta il bonus “freschi e riposati”: l’INPS ti paga per startene a casa e non lavorare grazie al caldo | Il tuo datore di lavoro è costretto ad accettare

Uomo in ferie a casa (Depositphotos foto) - www.managementcue.it

Uomo in ferie a casa (Depositphotos foto) - www.managementcue.it

L’INPS chiarisce le regole: quando il caldo è eccessivo, si può restare a casa con lo stipendio garantito, ecco come. 

Negli ultimi tempi, diciamolo, il governo ci ha abituati a tutta una serie di aiuti spuntati nei momenti più impensabili. Dai famosi bonus per l’acquisto dei mobili a quelli per il monopattino elettrico, passando per le agevolazioni per le bollette e via dicendo.

In mezzo a tutto questo, spesso compaiono anche misure legate al clima, soprattutto quando le stagioni diventano particolarmente estreme. Prendiamo l’estate, ad esempio. Quando le temperature iniziano a salire vertiginosamente, molti lavoratori finiscono per pagarne le conseguenze sulla propria pelle.

E non solo in senso figurato. Ci sono ambienti in cui il caldo non è solo fastidioso, ma può diventare davvero pericoloso. In casi come questi, già in passato, si è parlato di misure di sicurezza. Il problema, però, è sempre lo stesso.

Mancano regole precise che dicano chi può fermarsi e quando. Senza una normativa chiara, molte aziende si trovano nel dubbio e altre – diciamolo pure – fanno finta di niente. Per questo l’intervento dell’INPS può fare la differenza, offrendo indicazioni concrete sia per i lavoratori che per i datori. Alla fine, si tratta di trovare un equilibrio tra la produttività e la salute, e non è sempre semplice.

Una manna dal cielo

Ora c’è una nuova misura che, anche se non ha il nome ufficiale di “bonus”, viene accolta da molti proprio come se lo fosse. Sui social, è già stato ribattezzato in tutti i modi. Chiamatelo come vi pare, ma una cosa è certa: quando si superano certe temperature, il datore di lavoro non ha scelta.

E questo, in effetti, lo rende quasi obbligato a “farti riposare”. Non c’è margine per le interpretazioni. Tutto è spiegato nero su bianco nella circolare ufficiale pubblicata dall’INPS, dove si trovano anche i dettagli su come documentare la situazione climatica. Insomma, una misura concreta, in attesa che arrivi una riforma vera e propria sul disagio climatico.

Lavoratori in cantiere (Depositphotos foto) - www.managementcue.it
Lavoratori in cantiere (Depositphotos foto) – www.managementcue.it

Un’estate rovente, ma con qualche tutela in più

Come riporta anche valledaostaglocal.it, il 3 luglio scorso l’INPS ha pubblicato una circolare che – per usare un eufemismo – ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molti. Il documento spiega cosa succede quando il caldo diventa eccessivo e lavorare in certe condizioni non è più sostenibile. Si parla, in pratica, della possibilità di sospendere o ridurre le attività lavorative.

Ma attenzione: non basta che faccia caldo, serve che si superino i 35°C reali o percepiti – cioè, quelli che tengono conto anche dell’umidità e di altri fattori. In certi casi, se interviene una pubblica autorità (tipo un sindaco o un prefetto), allora il datore può indicare una causale precisa nella richiesta all’INPS. Il provvedimento interessa soprattutto chi lavora all’aperto – edilizia, agricoltura, logistica – ma può valere anche in altri contesti, se le condizioni sono davvero critiche.