Non pagano un euro e vivono a spesa degli italiani: la Meloni ha dato il suo consenso | A rimetterci sono ancora una volta gli onesti cittadini

Giorgia Meloni (Rai - youtube screenshot) - www.managementcue.it

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Tra scelte internazionali e promesse non mantenute, gli italiani si chiedono chi davvero sta pagando il prezzo delle riforme.

Negli ultimi tempi, il governo Meloni ha messo in campo diverse riforme che hanno riaperto vecchie ferite e acceso nuovi dibattiti. Tra tutte, due temi sembrano non voler uscire dal centro della scena: la gestione dell’immigrazione e il caro carburante.

Su entrambi i fronti si è parlato tanto, promesso molto, ma i risultati – almeno finora – faticano a vedersi. Anzi, per molti, sembrano addirittura andare nella direzione opposta a quella sperata. A livello europeo la musica non cambia, anzi.

L’Italia si è fatta notare nei tavoli decisionali, ma spesso più per assecondare le pressioni esterne che per difendere posizioni autonome. Su alcuni recenti temi, ad esempio, si è visto un allineamento preoccupante agli interessi degli Stati Uniti.

E la stessa cosa sembra accadere anche con le scelte economiche che arrivano a pesare sempre sulle stesse spalle: quelle dei cittadini. Nel frattempo, le famiglie continuano a fare i conti con accise promesse in calo ma mai davvero tagliate, bonus che vanno e vengono, e una sensazione generale di smarrimento.

Una forbice netta

Si è parlato di “scelte coraggiose” e di “difesa degli interessi italiani”, ma chi vive con mille euro al mese e fa il pieno a due euro al litro… di coraggio ne ha bisogno davvero. Il nodo immigrazione resta un altro dei grandi cavalli di battaglia del governo.

Ma tra decreti, emergenze dichiarate e slogan, la situazione sul campo non sembra migliorare. Anzi, cresce la percezione di un sistema in cui c’è chi si fa in quattro per pagare tutto, e chi invece – almeno all’apparenza – riceve senza contribuire. Una linea sottile, che divide e alimenta tensioni sociali.

Le tasse (Pixabay foto) - www.managementcue.it
Le tasse (Pixabay foto) – www.managementcue.it

Conseguenze per i contribuenti europei

Durante l’ultimo incontro tra i leader del G7, è stato trovato un accordo che secondo alcuni suona come una concessione, se non proprio una resa, come detto da Giuseppe Conte in un post su Instagram. L’Italia, insieme agli altri Paesi partecipanti, ha accettato di escludere le multinazionali americane dall’applicazione della global minimum tax. In parole povere: quelle grandi aziende – soprattutto tech – che fanno miliardi in Europa, non pagheranno quella tassa minima del 15% sui profitti introdotta nel 2021 per evitare l’elusione fiscale.

Una mossa, quella italiana, che il ministro Giorgetti ha definito un “compromesso onorevole”, ma che ai più sembra solo un modo elegante per dire “abbiamo evitato guai peggiori”. Il punto è che Trump aveva minacciato tasse di ritorsione – le famose “revenge tax” – fino al 20% sulle aziende europee attive negli USA. E quindi per evitare lo scontro si è scelto di piegarsi. Risultato? Le big tech continueranno a non versare un centesimo in molti Paesi europei, Italia inclusa. A coprire i buchi saranno – di nuovo – i soliti noti: i cittadini che pagano le tasse fino all’ultimo euro.