Come proteggere il cash flow dai mancati pagamenti

Una gestione efficace dei flussi di cassa è determinante per garantire la continuità operativa, il rispetto delle scadenze e la sostenibilità degli investimenti. Ciò nonostante, i mancati pagamenti da parte dei clienti costituiscono una delle principali minacce alla salute finanziaria aziendale. Prevenire e gestire in modo strutturato questo rischio è possibile con un recupero crediti mirato. Approfondiamo insieme l’argomento.
Cosa troverai in questo articolo:
Cash flow aziendale: come proteggerlo dai mancati pagamenti?
Il cash flow, o flusso di cassa, misura la capacità di un’impresa di generare liquidità dalle proprie attività operative.
Nel momento in cui un credito scaduto non viene saldato si dovrebbe agire tempestivamente. Affidarsi a un’azienda di professionisti per il recupero crediti è una soluzione strategica: consente di esternalizzare il processo, accelerare i tempi di riscossione e ridurre l’impatto delle insolvenze sul cash flow. Un partner qualificato è in grado di adottare metodi efficaci nel rispetto della normativa vigente, tutelando i rapporti commerciali e preservando l’immagine aziendale.
Nel momento in cui un cliente ritarda o omette un pagamento, l’azienda può trovarsi in difficoltà nel far fronte agli impegni correnti, quali il pagamento dei fornitori, delle retribuzioni o delle imposte. Uno squilibrio capace di diventare particolarmente critico nelle PMI, operanti con margini di liquidità ridotti.
Per proteggere il cash flow è bene prendere in considerazione delle misure correttive e preventive, tra cui un’analisi dettagliata della solvibilità dei clienti prima di concedere un tipo di pagamento dilazionato.
Quali sono le soluzioni per contrastare questo fenomeno?
Contrastare il fenomeno dei mancati pagamenti richiede un approccio integrato che combini strumenti contrattuali, assicurativi e gestionali. Una delle prime soluzioni è l’introduzione di polizze di assicurazione del credito, che proteggono l’azienda in caso di insolvenza da parte del cliente.
Un altro strumento utile è il factoring, ovvero la cessione dei crediti a una società specializzata che anticipa all’impresa il valore del credito, trattenendo una commissione. Il factoring migliora la liquidità aziendale, riduce l’esposizione finanziaria e trasferisce il rischio di insolvenza al factor, a seconda della formula contrattuale utilizzata (pro soluto o pro solvendo).
È possibile prevedere l’utilizzo di strumenti digitali per la gestione del credito, in grado di automatizzare l’invio di solleciti, monitorare le scadenze e generare report previsionali.
Anche la gestione attiva del portafoglio clienti rappresenta una strategia preventiva: monitorare le abitudini di pagamento e segmentare i clienti in base al rischio consente di calibrare condizioni contrattuali appropriate, riducendo l’esposizione verso soggetti ad alto rischio.
Controllo interno del credito e monitoraggio
Un’efficace protezione del cash flow passa oltremodo attraverso un solido sistema interno di controllo del credito. A tal proposito, la realtà potrebbe adottare una credit policy chiara, condivisa e applicata in modo uniforme da tutte le funzioni aziendali coinvolte. La stessa dovrebbe definire le procedure per la concessione del credito, i limiti di esposizione, le modalità di gestione dei ritardi e i criteri per il ricorso al recupero coattivo.
Il recupero crediti si attua nel momento in cui ogni tipo di strumento utilizzato non ha portato a buon fine, per questo motivo si potrebbe attuare una strategia di monitoraggio verificando la posizione finanziaria dei clienti.
Gli esperti suggeriscono di formare adeguatamente il personale coinvolto nella gestione del credito, affinché possa riconoscere situazioni a rischio e agire in modo proattivo. La comunicazione tra area commerciale, amministrativa e finanziaria deve essere fluida e costante su ogni fase del ciclo del credito.