Tutte le case andranno agli stranieri: padroni di casa messi alla gogna | Sei costretto a fare come dicono loro

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Uomo disperato affitto (Canva foto) - www.managementcue.it

Una nuova norma in potrebbe cambiare radicalmente il mercato degli affitti brevi, dividendo cittadini e proprietari.

Negli ultimi anni, diverse città italiane hanno assistito a un cambio profondo nella disponibilità di case destinate alla residenza. In particolare, le aree urbane a forte vocazione turistica stanno subendo trasformazioni che, pur invisibili a uno sguardo distratto, stanno lentamente rimodellando il tessuto abitativo. Il vero campo di battaglia? Gli affitti brevi, sempre più diffusi e controversi.

In molti quartieri centrali, specialmente nei capoluoghi, le abitazioni un tempo destinate a famiglie o studenti vengono oggi riconvertite in alloggi temporanei. Questo fenomeno, accelerato dalle piattaforme digitali e da un turismo sempre più flessibile, ha sollevato preoccupazioni legate alla vivibilità, alla disponibilità di alloggi e, non da ultimo, alla coesione sociale. Le tensioni stanno crescendo, e non solo tra inquilini e padroni di casa.

A far discutere sono anche le iniziative politiche che cercano di regolare questo nuovo panorama. Alcune Regioni stanno valutando soluzioni radicali, che mirano non solo a contenere il numero di affitti brevi, ma anche a orientarne la distribuzione sul territorio. In questo contesto, chi possiede un immobile si ritrova spesso stretto tra necessità economiche e vincoli normativi sempre più rigidi.

Il rischio, secondo alcuni osservatori, è quello di creare una frattura tra chi gestisce immobili in modo imprenditoriale e chi cerca semplicemente di affittare casa per integrare il reddito.

Nuove regole, vecchi problemi

È in Emilia-Romagna che si sta delineando una delle mosse più incisive in materia. Come riportato in un post di worldyfinance, la Regione ha avviato una consultazione per una legge che imponga nuove regole agli affitti brevi. L’obiettivo? Trovare un equilibrio tra il diritto all’abitare dei residenti e l’esigenza di attrarre turismo, senza che l’uno penalizzi l’altro. La proposta, ancora in fase di discussione, punta a essere approvata entro fine anno.

Il punto centrale è l’introduzione di una nuova categoria urbanistica: la “locazione breve”. Chi vorrà affittare per pochi giorni o settimane non potrà più usare l’immobile come semplice abitazione, ma dovrà riclassificarlo come struttura turistico-ricettiva. Saranno poi i Comuni a decidere dove e in che misura permettere questi affitti, fissando limiti, vincoli e condizioni nei centri storici o nelle aree più congestionate.

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Affitti brevi Italia (Canva foto) – www.managementcue.it

Una stretta che fa discutere

A rendere ancora più stringente il provvedimento sono le limitazioni edilizie: vietati frazionamenti, recuperi di sottotetti e ricostruzioni finalizzate ad aumentare gli alloggi da affittare a breve termine. Saranno richiesti anche standard più elevati per le dimensioni e le dotazioni degli immobili, con la possibilità per i Comuni di variare gli oneri di urbanizzazione fino al ±30% in caso di cambio di destinazione d’uso.

Chi non rispetterà le regole rischia multe fino a 8.000 euro. Una mossa che, secondo alcuni, penalizza i proprietari e mette a rischio la libertà di gestione del proprio immobile. In un clima già carico di tensione, la misura viene vissuta da molti come un attacco diretto alla figura del padrone di casa, accusato di sottrarre spazi vitali alla comunità.