Maxi risarcimento sul lavoro: ti spettano una valanga di soldi | Non serve dimostrare nulla

Uomo con soldi (Depositphotos foto) - www.managementcue.it

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Una recente sentenza italiana apre nuove possibilità per i lavoratori che subiscono questi comportamenti a lavoro.

Non è raro, purtroppo, che certi ambienti di lavoro diventino pesanti. A volte non si tratta solo di stress, ma di qualcosa di più sottile e logorante. Climi tesi, pressioni continue, atteggiamenti ostili: tutte situazioni che lasciano il segno.

Eppure, fino a oggi, chi si trovava a fare i conti con questo tipo di disagio si sentiva spesso senza strumenti concreti per difendersi. Il sistema non sembrava attrezzato per riconoscere davvero queste forme di sofferenza.

Il nodo più grosso? Beh, dimostrare che c’era dell’intenzionalità dietro certi comportamenti. Non bastava sentirsi male o avere dei sintomi evidenti: servivano prove, testimoni, magari pure email incriminanti… insomma, una montagna di cose quasi impossibili da ottenere.

Così, molte situazioni restavano nel silenzio. Nessun riconoscimento, nessun risarcimento. E chi soffriva, si arrangiava come poteva. Negli ultimi tempi però, qualcosa si è smosso. Complice anche una maggiore attenzione mediatica, questa situazione sul posto di lavoro ha iniziato a fare notizia.

Una decisione che cambia le carte in tavola

L’11 giugno 2025, la sezione Lavoro del Tribunale di Reggio Emilia ha emesso la sentenza numero 337, con cui è stato riconosciuto il diritto all’indennizzo a un lavoratore che aveva riportato danni psichici come ansia e depressione a causa del “clima avvelenato” in cui era stato costretto a lavorare. A stabilirlo è stata una consulenza tecnica d’ufficio, che ha accertato la presenza di un danno biologico reattivo legato all’ambiente professionale.

L’aspetto più rilevante di questa decisione è che, ai fini dell’erogazione delle prestazioni previdenziali da parte dell’Inail, non è stata ritenuta necessaria la prova esplicita dell’intento persecutorio da parte del datore di lavoro o dei colleghi. È stata considerata sufficiente la certificazione tecnica del danno subito per effetto delle condizioni lavorative, senza bisogno di dimostrare una volontà diretta di danneggiare il dipendente.

Mobbing (Depositphotos foto) - www.managementcue.it
Mobbing (Depositphotos foto) – www.managementcue.it

Il riconoscimento delle patologie

Secondo quanto stabilito dalla sentenza, è possibile ottenere l’indennizzo per patologie professionali anche in assenza di una malattia tabellata. In questo caso, il mobbing non è formalmente incluso nelle tabelle dell’Inail, ma ciò non ha impedito al giudice di riconoscerne le conseguenze psichiche come malattia professionale, sulla base della documentazione prodotta in sede di consulenza tecnica.

La vicenda è stata raccontata dall’avvocato Angelo Greco sui suoi canali ufficiali, che ha evidenziato come questa pronuncia possa rappresentare un precedente significativo nella tutela dei lavoratori che subiscono danni psicologici sul posto di lavoro, anche quando mancano elementi probatori tradizionali sull’intenzionalità delle condotte subite.