Si al trattato pandemico: imposizione diretta dall’Unione Europea | Si prenderanno i soldi dalle nostre tasche

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Medici trattato pandemia (Canva foto) - www.managementcue.it

Un accordo globale sul coordinamento pandemico approvato in assemblea: il voto dell’Italia sorprende l’Europa.

Durante la pandemia da Covid-19, molti cittadini si sono interrogati su quanto effettivamente gli Stati fossero liberi nelle loro scelte. Il ricordo di decisioni imposte “dall’alto”, a livello europeo o globale, è ancora molto vivo, alimentando oggi nuove polemiche in seguito a una recente approvazione internazionale. Il tema torna al centro dell’attenzione, tra paure irrisolte e sospetti mai sopiti.

Alcune domande sembrano ripresentarsi con forza: chi decide davvero in caso di emergenza sanitaria? I singoli governi o organismi sovranazionali? E, soprattutto, chi controlla i flussi economici legati alla gestione di vaccini, farmaci e dati? Questioni complesse, che toccano tanto la politica quanto l’etica. E che oggi riaffiorano con prepotenza nel dibattito pubblico.

Nel frattempo, sui social, aumentano le voci critiche verso un sistema che appare sempre più sbilanciato a favore degli interessi economici. Le grandi aziende farmaceutiche tornano nel mirino dell’opinione pubblica, viste da molti non come parte della soluzione, ma come principali beneficiarie di ogni crisi sanitaria. Un sospetto che alimenta tensioni e divisioni.

È in questo contesto che si inserisce l’approvazione del nuovo trattato pandemico a livello globale. Una decisione che non coinvolge solo aspetti sanitari, ma che potrebbe avere risvolti ben più ampi, sia politici che finanziari. Le reazioni, come prevedibile, non si sono fatte attendere.

Il nuovo trattato divide e fa discutere

Durante l’ultima Assemblea Mondiale della Sanità, è stato approvato un accordo internazionale per rafforzare il coordinamento globale in caso di future pandemie. L’Italia ha scelto di non esprimersi, astenendosi dal voto. L’obiettivo dichiarato dell’intesa è garantire maggiore equità nell’accesso a vaccini, cure e dati, soprattutto per i Paesi più svantaggiati.

Ma se da un lato si parla di cooperazione, dall’altro emerge il timore che simili strumenti possano ridurre l’autonomia decisionale degli Stati. Anche se non sono previste imposizioni automatiche, l’adesione a certi meccanismi potrebbe, secondo alcuni, aprire la porta a pressioni future. Ecco perché l’astensione italiana viene interpretata come un segnale di prudenza, ma anche di dissenso verso una governance sanitaria troppo centralizzata.

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Covid 19 (Canva foto) – www.managementcue.it

I veri vincitori non sono i cittadini

Come sottolineato anche da Raffirasty in un post su Instagram, l’approvazione del trattato pandemico potrebbe favorire in modo diretto le grandi case farmaceutiche. “Chi vince? Le big pharma”, si legge nel video, che punta il dito contro un sistema dove a trarre vantaggio non sono i cittadini, ma gli attori economici più forti. La preoccupazione è che in caso di emergenza sanitaria globale, il controllo delle risorse venga affidato alle stesse aziende che hanno lucrato sul Covid.

Il nodo centrale è infatti la futura creazione di un sistema chiamato PABS (Pathogen Access and Benefit Sharing), pensato per regolare la condivisione di dati sui patogeni e la distribuzione di benefici economici. Un meccanismo che, secondo i critici, potrebbe legittimare ancora di più il ruolo dominante delle big pharma, lasciando ai margini i singoli Stati e, soprattutto, i cittadini.