Addio alla catena di negozi che ha vestito gli Italiani per 50 anni: purtroppo non ha retto al progresso | Migliaia di lavoratori rimasti a pezzi

Negozio di abbigliamento chiuso (Canva foto) - managementcue.it
Brutto colpo nel mondo dell’abbigliamento: la nota catena ha chiuso i battenti, non ha retto il cambiamento.
Un cambiamento silenzioso ma profondo sta attraversando le strade delle nostre città: vetrine spente, serrande abbassate, insegne che spariscono senza fare rumore. Sono piccoli segnali, ma parlano di qualcosa di molto più grande: una trasformazione radicale nel mondo del retail, dove nemmeno i marchi storici sembrano al sicuro.
Chi ha passeggiato nei centri urbani italiani negli ultimi mesi potrebbe aver notato un vuoto. Non è solo una questione estetica: è il segno di un’epoca che finisce, quella di una presenza costante che ha accompagnato generazioni nell’abbigliamento quotidiano. A ogni chiusura corrisponde una storia, un pezzo di tessuto culturale che si sfila dal tessuto sociale.
L’Italia ha vissuto, negli ultimi cinquant’anni, una forte identificazione con alcuni marchi nati e cresciuti nel Paese. Tra questi, uno in particolare ha segnato l’immaginario collettivo, vestendo giovani e adulti con uno stile accessibile, colorato, immediatamente riconoscibile. Ora, quella storia affronta uno dei suoi momenti più critici.
Non si tratta solo di una crisi commerciale. Dietro a ogni punto vendita che scompare, ci sono lavoratori, famiglie, economie locali che subiscono l’impatto. E se il fenomeno si concentra soprattutto in certe aree geografiche, il segnale è chiaro: le trasformazioni del mercato globale colpiscono con maggiore durezza dove le fragilità sono più marcate.
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Una ristrutturazione che cambia il volto delle città
Nel 2025, il gruppo Benetton ha deciso di chiudere 419 negozi nel mondo, segnando una svolta nella sua strategia. Di questi, ben 100 si trovano in Italia, con un impatto particolarmente grave nel Mezzogiorno. Secondo quanto riportato da QuiFinanza, il 63% delle chiusure riguarda proprio il Sud, colpendo città come Bari, Catania e Palermo.
L’azienda ha avviato un piano di ristrutturazione che mira a razionalizzare la rete, puntando solo sui negozi diretti e dismettendo gran parte delle attività in franchising, considerate meno redditizie. Il simbolo di questa trasformazione è il punto vendita di via Rizzoli a Bologna, convertito da franchising a gestione diretta. Nonostante un aumento del +7% delle vendite nei negozi gestiti direttamente, Benetton ha accumulato 1,6 miliardi di euro di perdite in dieci anni, rendendo necessarie queste chiusure drastiche.
Il sud più colpito, migliaia i lavoratori coinvolti
Calabria, Puglia e Sicilia sono le regioni più colpite. In queste aree, la chiusura dei negozi Benetton rappresenta non solo la perdita di un marchio familiare, ma anche un duro colpo per l’occupazione. Migliaia di lavoratori si trovano ora a fronteggiare l’incertezza, nonostante gli accordi sindacali che prevedono incentivi per le dimissioni volontarie e possibili ricollocazioni.
La strategia del gruppo prevede la possibile riapertura di alcuni punti vendita come negozi diretti, ma al momento non c’è alcuna certezza. Intanto, la chiusura dei negozi storici segna una frattura profonda nel paesaggio commerciale italiano, lasciando intere comunità senza riferimenti, e un’intera generazione senza il suo marchio di riferimento.