UFFICIALE AGENZIA DELLE ENTRATE: partono pignoramenti a tappeto: “Vi leviamo tutto”

Uomo disperato perde soldi (Depositphotos foto) - www.managementcue.it

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Pignoramenti sullo stipendio: l’Agenzia delle Entrate e il recupero dei debiti fiscali, tra trattenute dirette e impatto sui lavoratori.

C’è una certa tensione ogni volta che si parla di fisco e debiti. Anche solo sentire la parola “pignoramento” fa salire l’ansia a molti. E non è solo un’impressione: in un momento storico dove già è complicato arrivare a fine mese, ogni notizia che riguarda il prelievo forzoso dai redditi fa scattare un campanello d’allarme.

E sì, anche un po’ di paura. Perché si ha sempre la sensazione che lo Stato possa colpire quando meno te lo aspetti. In Italia, la legge prevede da tempo strumenti per recuperare i soldi che qualcuno deve, soprattutto se parliamo di tasse o contributi non pagati.

Però il problema nasce quando queste regole entrano nella vita reale delle persone. Il pignoramento dello stipendio, ad esempio, è una delle misure più “pesanti” per chi subisce: ti toglie direttamente una parte del tuo salario, senza troppi giri di parole.

E il rischio è che chi è già in difficoltà venga messo ancora più in ginocchio. Serve sempre un punto di equilibrio tra il diritto dello Stato a farsi pagare e quello del cittadino a non essere completamente svuotato.

L’impatto dell’automazione

Negli ultimi tempi, le cose sembrano essersi fatte più… rapide, diciamo così. Il sistema è diventato più efficiente, più automatizzato. L’Agenzia delle Entrate ha strumenti sempre più precisi e può intervenire in modo diretto, senza troppi passaggi.

Il problema è che molte persone si ritrovano coinvolte senza neanche esserne consapevoli. O se lo scoprono, è tardi. Ma veniamo al punto focale: come funziona davvero il pignoramento sullo stipendio e quali tutele ha il lavoratore?

Uomo disperato (Depositphotos foto) - www.managementcue.it
Uomo disperato (Depositphotos foto) – www.managementcue.it

Il pignoramento dello stipendio

Come riporta Brocardi.it, nel caso di debiti con l’Agenzia delle Entrate – Riscossione, la legge prevede che sia possibile procedere con il pignoramento dello stipendio attraverso la modalità chiamata “presso terzi”. In pratica, l’importo da recuperare viene trattenuto direttamente da chi eroga lo stipendio, quindi il datore di lavoro. Questo meccanismo è regolato da soglie precise che variano in base al reddito mensile del debitore.

Se lo stipendio netto è inferiore a 2.500 euro, il massimo pignorabile è pari a 1/10 dell’importo. Quando lo stipendio rientra tra 2.500 e 5.000 euro, la quota può salire a 1/7. Se invece supera i 5.000 euro mensili, il limite massimo previsto dalla norma è pari a 1/5 dello stipendio. Questi criteri servono a garantire un bilanciamento tra il diritto del creditore a recuperare il proprio credito e la necessità, per il debitore, di mantenere un minimo vitale.